forse è troppo autobiografica.
Due anni di pandemia stanno presentando il conto. Il primo anno lo abbiamo affrontato carichi, chi appendeva striscioni alle finestre con arcobaleni e “andrà tutto bene” e chi cantava dai balconi. Noi disegnatori lo abbiamo fronteggiato alla nostra maniera, con ironia e tristezza. Il secondo anno ha dimostrato chi è “velocista” e chi “maratoneta”. Non so voi, ma io al terzo anno di covid non riesco neppure a infilarmele le scarpe per correre. Forse ammettere questo abbattimento del morale è la cosa migliore per combatterla, perché sdoganare la depressione è la cura. Io e la mia matita ne stiamo risentendo, consapevoli che pure questo periodaccio passerà.
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